Cookie Consent by Free Privacy Policy website

Analisi Settore: Banche italiane

La crisi del settore bancario in borsa prosegue ormai da oltre un anno, risalgono infatti all’estate 2015 gli ultimi massimi di periodo registrati dai titoli del settore, da allora quasi tutti i titoli hanno più che dimezzato il loro valore.

Se consideriamo le 5 banche quotate con un totale attivo superiore a 100 miliardi (Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi Banca e Unicredit); le performance degli ultimi 12 mesi sono tutte inferiori a quelle dell’indice Ftse Mib e, se si esclude Intesa SanPaolo, le rimanenti mostrano tutte flessioni superiori al 65% (si veda in proposito il grafico 1).

Grafico 1: andamento comparato Banche Italiane e indice Ftse Mib (realizzato con funzione Storico e Backtesting di Step 3.0)

 

Sul settore si è succeduta una serie di vicende avverse: prima la crisi di fiducia generata dall’introduzione del Bail in (novembre- dicembre 2015), poi il crollo dei mercati finanziari di inizio 2016, in seguito i timori per l’elevato ammontare di crediti in sofferenza del sistema bancario italiano ed i salvataggi di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, infine i timori che la Brexit portasse ad una prosecuzione della politica di tassi zero da parte della Bce con conseguenti pressioni sul margine di interesse.

Nel corso del mese di agosto tutti gli istituti hanno presentato i conti del primo semestre che in alcuni casi hanno evidenziato risultati all’apparenza sorprendenti: se si guarda infatti all’utile netto è possibile notare come le società che hanno messo a segno i miglioramenti più consistenti (Mps e Unicredit) sono anche quelle che risultano più penalizzate in Borsa; ma l’utile è spesso influenzato da componenti non ricorrenti (come nel caso di Unicredit che ha beneficiato della cessione della partecipazione in Visa Europe) per questo è preferibile focalizzare l’attenzione sulle componenti positive e negative di conto economico che tendono a rimanere più stabili nel tempo. Per quanto riguarda le prime interessi netti e commissioni sono le voci che garantiscono maggiore continuità (mentre i proventi finanziari tendono ad essere influenzati dall’andamento dei mercati). Aggregando i due dati (tabella 1) si vede come tutti gli istituti considerati abbiano messo a segno una diminuzione di questa tipologia di ricavi: in particolare è Banco Popolare a mostrare la maggiore flessione mentre Unicredit contiene il calo allo 0,5%, tutte le altre banche vedono diminuzioni prossime al 5%.

  

Margine interesse + Commissioni

I sem. 2016

I sem. 2015

Var. %

Banco Popolare

1331,761

1560,146

-14,64%

Intesa Sanpaolo

7597,00

7989,00

-4,91%

Mps

1965,5

2080,653

-5,53%

Ubi Banca

1433,025

1516,226

-5,49%

Unicredit

9717,141

9770,157

-0,54%

 

Tabella 1: margine interesse + commissioni I semestre 2016 e 2015 a confronto (realizzato con funzione Analisi temporali di Step 3.0)

 

Dal lato dei componenti negativi di reddito le voci che maggiormente rilevano nel caso delle banche sono i costi operativi e gli accantonamenti su crediti. Per quanto riguarda la prima voce (tabella 2) tutti gli istituti mostrano incrementi dei costi che vanno dal 3,2% di Banco Popolare al 29,9% di Ubi Banca (quest’ultima scontava però oltre 300 milioni di oneri non ricorrenti per esodi anticipati dovuti all’attuazione del Piano Industriale).

 

Costi operativi

I sem. 2016

I sem. 2015

Var. %

Banco Popolare

1156,458

1120,067

3,25%

Intesa Sanpaolo

4470,00

4322,00

3,42%

Mps

1550,6

1389,467

11,60%

Ubi Banca

1407,118

1082,843

29,95%

Unicredit

7580,153

7200,211

5,28%

 

Tabella 2: costi operativi I semestre 2016 e 2015 a confronto (realizzato con funzione Analisi temporali di Step 3.0)

 

Il discorso sugli accantonamenti è più complesso visto che in genere è l’ultimo trimestre dell’anno quello in cui si fa pulizia in bilancio mentre il dato infra annuale può essere influenzato dalla scelta di anticipare o meno queste politiche, osservando i dati comunicati (tabella 3) non mancano quindi sorprese e si nota ad esempio come Mps, che si appresta a cedere un consistente pacchetto di crediti in sofferenza con connesse svalutazioni, è quella che registra la più elevata contrazione degli accantonamenti mentre Banco Popolare e Ubi vedono incrementi a tre cifre di questa voce proprio per il fatto che hanno anticipato al primo semestre le operazioni di pulizia nei portafogli crediti.

 

Accantonamenti su crediti

I sem. 2016

I sem. 2015

Var. %

Banco Popolare

978,119

420,421

132,65%

Intesa Sanpaolo

1359,00

1362,00

-0,22%

Mps

717,2

982,387

-26,99%

Ubi Banca

1256,84

392,447

220,26%

Unicredit

1745,372

1892,246

-7,76%

 

Tabella 3: accantonamenti su crediti I semestre 2016 e 2015 a confronto (realizzato con funzione Analisi temporali di Step 3.0)

 

Il quadro dei risultati economici resta quindi difficile con ricavi sotto pressione e costi in crescita, non sorprende quindi che i multipli di mercato, siano molto contenuti (tabella 4): il P/U atteso per il 2017 è sotto quota 10 per tutte le banche considerate e addirittura inferiore a 5 in due casi (Mps e Unicredit), il P/Book Value è al di sotto dell’unità ed in 4 casi non supera quota 0,25, dall’altro lato le quotazioni compresse dei titoli hanno fatto lievitare i rendimenti da dividendi che, con l’esclusione di Mps che non ha distribuito gli utili, superano tutti il 5%.

 

Società

P/U 2017

P/Book Value

Yield %

Banco Popolare

5,84

0,21

7,13

Intesa Sanpaolo

9,37

0,72

6,79

Mps

3,84

0,06

0

Ubi Banca

6,39

0,20

5,06

Unicredit

4,82

0,25

5,66

 

Tabella 4: multipli di mercato (realizzato con funzione Analisi comparative di Step 3.0)

 

Dal punto di vista delle raccomandazioni degli analisti (tabella 5) è possibile apprezzare come tutte le società presentino consistenti margini di apprezzamento compresi tra il 29,1% di Intesa Sanpaolo ed il 160,1% di Mps. Va tuttavia notato come, mentre la prima abbia una prevalenza di indicazioni positive (Buy e Outperform) su quelle negative (Underperform e Sell) la seconda si trovi nella situazione opposta.

 

Società

Buy

Outperform

Hold

Underperform

Sell

Target Medio

Prezzo

Diff. %

Banco Popolare

18

3

8

0

1

4,23

2,10

101,55%

Intesa Sanpaolo

15

14

7

0

1

2,66

2,06

29,08%

Mps

1

0

36

4

3

0,49

0,19

160,06%

Ubi Banca

7

7

13

0

1

3,55

2,17

63,49%

Unicredit

20

3

36

3

0

3,14

2,12

48,15%

 

Tabella 5: indicazioni e target analisti (realizzato con funzione Raccomandazioni analisti di Step 3.0)

 

Conclusioni: è ragionevole ipotizzare che nei prossimi mesi il settore bancario continui ad essere influenzato dalle problematiche relative ai crediti in sofferenza ed ai connessi fabbisogni finanziari. Gli aumenti di capitale già preannunciati (Mps e Unicredit) porteranno a diluizioni importanti delle quote degli attuali azionisti rendendo i multipli, calcolati sulla base della situazione attuale, poco significativi. Un approccio per chi volesse prendere posizione in un settore più rischioso della media del mercato potrebbe essere quindi quello di rinunciare ad una parte dei potenziali guadagni privilegiando i titoli più solidi dal punto di vista patrimoniale (come Intesa SanPaolo).