L’anno si chiude con i mercati azionari sui massimi (in molti casi si tratta di massimi storici) dopo una serie quasi ininterrotta di rialzi in un 2017 caratterizzato da poche correzioni ed una bassissima volatilità. Questo andamento è stato determinato dalla particolare congiuntura favorevole che ha interessato gli ultimi 12 mesi: economia in crescita (ma senza surriscaldamenti in vista), tassi di interesse bassi, inflazione quasi assente ed un contesto politico di maggiore stabilità, con molti appuntamenti elettorali ormai alle spalle.
E’ il classico scenario che molti analisti definiscono Riccioli d’oro (o Goldilocks dal nome inglese della favola “Riccioli d’oro e i tre orsi” di Robert Southey) in cui tutte le variabili vanno nella direzione giusta per favorire l’investimento in azioni ma allo stesso tempo non ci sono strappi violenti al rialzo tali da far pensare ad una possibile bolla. In questo contesto le Banche Centrali hanno avuto un ruolo determinante nel convincere i mercati che i rialzi dei tassi (peraltro molto contenuti) non erano poi una medicina così amara e che le politiche di rientro dai vari Quantitative Easing erano il segno che l’economia poteva sostenersi ormai sulle sue gambe. E’ potuto così partire un processo di normalizzazione, rispetto all’epoca del denaro a costo zero, che ha dato ulteriore fiducia agli operatori, un circolo virtuoso che ha contribuito a rafforzare ulteriormente il processo descritto sopra.
Ma l’esperienza insegna che è proprio sotto la cenere dell’assenza di minacce apparenti, del compiacimento per il lavoro svolto e di una bassa volatilità che covano i potenziali squilibri che, sottovalutati per troppo tempo, tendono prima o poi a deflagrare in crisi inaspettate e imprevedibili come ha magistralmente argomentato Nassim Taleb nel suo saggio “Il Cigno Nero”.
Un rapido cambiamento del trend sui mercati è forse addirittura più verosimile di una ordinata inversione del trend rialzista dal momento che le attuali posizioni lunghe sono state costruite nel corso degli anni e che, se smontate in fretta, una volta che ci si rendesse conto che lo scenario è cambiato, potrebbero impattare in maniera significativa sui prezzi. In genere dopo anni di bassa volatilità, che contribuisce ad abbassare anche la percezione del rischio da parte degli operatori, si assiste ad esplosioni violente di quest’ultima che prendono di sorpresa la maggioranza degli investitori.
Un Cigno Nero è per sua natura imprevedibile è quindi ogni tentativo di cercare di prevederne uno dovrebbe fare quantomeno sorridere ma lo stesso Taleb ha sostenuto che con gli opportuni strumenti (in realtà faceva riferimento a strumenti matematici) si possono trasformare molti Cigni Neri in Grigi rendendoli meno indecifrabili.
Vediamo quindi dove potrebbero risiedere alcuni dei potenziali squilibri limitandoci ad un approccio descrittivo:
- politica economica: la principale novità di politica economica degli ultimi mesi è la riforma fiscale Usa che per ora ha portato solo effetti benefici alle Borse grazie ai maggiori profitti attesi per le imprese (soprattutto americane). Quello che lascia perplessi è il timing: lo stimolo fiscale arriva in una fase in cui l’economia viaggia già ad una buona velocità di crociera ed è prossima alla piena occupazione; potrebbe quindi essere un fattore che contribuisce a rompere gli equilibri più che a correggerli. Un taglio delle imposte significa anche maggior deficit di bilancio e maggior debito pubblico in un’economia che presenta un valore del rapporto debito/Pil superiori al 100% ed in crescita costante da almeno 15 anni. Inoltre la riforma fiscale ha l’obiettivo di far rientrare i capitali detenuti all’estero da molte imprese, cosa che, se avvenisse in un lasso temporale ristretto, potrebbe portare ad una forte rivalutazione del dollaro che in genere porta con sé effetti negativi su molte economie di paesi emergenti che hanno il debito denominato nella valuta Usa.
- politica internazionale: un conflitto in Corea sarebbe il tipico Cigno Nero data la bassa prevedibilità di un evento del genere; a nessuno degli attori interessati converrebbe una guerra nell’area ma non sempre questi soggetti hanno agito in modo razionale. Va detto che finora i mercati hanno dato poco credito all’ipotesi ma potrebbero cambiare idea se messi di fronte all’evidenza. Spostando lo sguardo sulla situazione europea la crisi in Catalogna e le elezioni in Italia potrebbero tornare a riaccendere i timori per la disgregazione dell’Unione ma al momento sembrano essere rischi governabili.
- economia (paesi emergenti): il gigante cinese soffre di vari squilibri da una possibile bolla immobiliare ad una crisi del debito che periodicamente torna a preoccupare gli operatori. Il prossimo Cigno Nero avrà gli occhi a mandorla? E’ possibile che in una società che non è ancora una vera economia di mercato alcuni processi di aggiustamento tipici dell’interazione tra domanda e offerta non funzionino ancora come si deve, facilitando la formazione di bolle in vari settori, ma è altrettanto vero che le autorità di politica economica hanno forti poteri di intervento e non esiteranno ad utilizzarli se necessario. Certo è che un inatteso rallentamento dell’economia cinese avrebbe effetti sui mercati di tutto il mondo come già è successo nei primi mesi del 2016 (anche se in quel caso si era sovrastimato il rischio).
- economia (paesi sviluppati): l’inflazione è stata finora la grande assente sulla scena, ancora più desiderata che temuta, dopo anni di stimoli monetari. Il 2018 vedrà un ritorno della crescita dei prezzi tale da superare il livello ottimale del 2% e minacciare la stabilità del quadro economico? La cosa sembra altamente improbabile, dato il livello di vischiosità dei prezzi degli ultimi anni, ma ciò che potrebbe cambiare rapidamente sono le attese sull’inflazione con i relativi impatti sul livello dei tassi di interesse (specie quelli a lunga che non sono sotto il controllo delle Banche Centrali) e si sa che tassi di interesse più alti non piacciono alle Borse.
Ho dimenticato qualcosa? Sicuramente sì, quindi occhi e orecchie aperte nei prossimi mesi ...
Un augurio a tutti i nostri lettori per un felice 2018
C.G.