Nei bilanci che si fanno in questi giorni sull’andamento dei mercati azionari nel 2016 prevale il termine delusione per descrivere come sono andate le cose in Europa mentre si tende ad essere ancora più negativi quando si parla del caso italiano, arrivando in certi casi a parlare di “anno nero” del mercato domestico.
Ma se dodici mesi fa avessimo saputo che il 2016 ci avrebbe riservato tutti gli shock non augurabili a priori (nell’ordine: la Brexit, l’elezione di Donald Trump, la vittoria del No al referendum sulla riforma della Costituzione, con conseguente caduta del Governo in carica, e la necessità di un intervento pubblico per salvare la terza banca del Paese) probabilmente la stragrande maggioranza dei commentatori avrebbe firmato per una flessione del listino “solamente” del 10,3%.
Un ragionamento analogo può essere fatto a livello di Europa che, Brexit a parte, non ha avuto particolari test elettorali nei singoli paesi ma che si è trovata a fronteggiare la prima vera inversione di tendenza nel processo di unificazione che finora sembrava, pur tra mille difficoltà, l’unica strada percorribile. Un bilancio in sostanziale pareggio (+0,7% l’EuroStoxx 50), a fronte delle incertezze presenti e future, sembra più che lusinghiero.
Come in altre occasioni gli Stati Uniti si sono dimostrati il paese più pragmatico, riuscendo a trasformare quella che fino all’8 novembre sembrava una sciagura nazionale (e internazionale) in una opportunità di rilancio di settori e aree del Paese dimenticate con effetti benefici su tutta l’economia. Il mercato azionario non poteva che rispondere con l’ennesimo rialzo (+9,9% l’S&P500 nel corso dell’anno e +150% rispetto a fine 2008, quando si era nel pieno della crisi).
Messa così la naturale conclusione del ragionamento potrebbe essere che, avendo superato senza particolari disastri test estremamente impegnativi, le cose possano solo migliorare ed un segnale di ciò sia nell’euforia registrata nel mese di dicembre un po’ su tutti i mercati.
Ma i problemi derivanti dai grandi eventi del 2016 sono sostanzialmente ancora tutti irrisolti; gli shock dal nome Brexit e Trump hanno il merito di aver fatto chiarezza su una situazione incerta ma molte delle problematiche che essi determinano sono ancora da comprendere e scontare pienamente.
Vediamo quali potrebbero essere e con quali ricadute sui mercati:
- Brexit ed elezioni in Europa: non sarà tanto la trattativa tra UK e Unione Europea sulle modalità attuative dell’uscita a condizionare le Borse quanto piuttosto il vantaggio che un’uscita, apparentemente priva di traumi sull’economia reale, potrebbe dare ai movimenti politici che in altri paesi europei chiedono un ripensamento analogo. Poco importa che il Regno Unito non abbia molto in comune con i paesi che adottano l’Euro: non sarà difficile per i partiti politici che parlano più per slogan che con argomentazioni circostanziate sostenere che i benefici di un’uscita superano i costi. Il 2017 sarà anno di elezioni politiche in Francia, Germania e Olanda e di questi è il primo, per dimensioni, storia e situazione politica interna, a destare le maggiori preoccupazioni: una vittoria dell’estrema destra euroscettica potrebbe essere percepito come l’inizio della disgregazione dell’Unione, venendo a mancare uno dei paesi chiave che reggono l’infrastruttura europea. Le elezioni francesi sono in calendario a giugno ma, come sempre, i mercati anticipano gli eventi e, in caso di incertezza sull’esito delle elezioni, l’effetto potrebbe farsi sentire già un paio di mesi prima, analogamente a quanto accaduto per le scadenze elettorali del 2016.
- Trump e Trumponomics: lasciando per un attimo da parte le questioni di politica internazionale, sui cui orientamenti ci sono ancora molte incertezze, gli interventi sull’economia della nuova amministrazione saranno volti a stimolare l’economia interna specie nei settori tradizionali che non hanno beneficiato del boom tecnologico degli ultimi anni. L’intento è sicuramente lodevole ma rischia di essere sbagliato nei tempi - la ripresa negli Usa dura da più di sei anni e la disoccupazione è ai minimi - e nei modi - rivitalizzare l’industria tradizionale riportando in patria produzioni manifatturiere appaltate a paesi a basso costo del lavoro va contro il trend secolare che vede i paesi più avanzati concentrarsi sulle attività a maggior valore aggiunto, inoltre il ritorno a forme di protezionismo rischia di invertire il processo di progressiva liberalizzazione del commercio mondiale. Per quanto riguarda in particolare il timing, l’iniezione di stimoli fiscali in un’economia che corre già ad un buon ritmo potrebbe indurre la Fed ad accelerare nella stretta sui tassi con ripercussioni sui mercati obbligazionari e valutari, sembra poi molto probabile un risveglio dell’inflazione che potrebbe diffondersi anche a livello globale, con molti eventi che spingono in questa direzione, a cominciare dal trend nuovamente crescente delle principali materie prime.
- Italia, riforme ed elezioni: il referendum dell’8 dicembre ha chiuso la stagione di riforme politiche ed economiche e la prospettiva di nuove elezioni ha costretto il nuovo Esecutivo ad una gestione che andrà poco oltre l’ordinaria amministrazione. Purtroppo i problemi da affrontare restano di grande rilevanza a cominciare dalla crisi del sistema bancario, per proseguire con la crescita, ancora insoddisfacente, ed i conti pubblici che restano sorvegliati speciali. Difficilmente un Governo che si regge su un orizzonte temporale di breve periodo potrà incidere in modo significativo sulla situazione economico finanziaria e questo quadro di incertezza non favorirà una significativa ripresa degli investimenti (unico volano per una crescita sana e duratura). In questo quadro l’Italia, pur avendo valutazioni molto contenute, difficilmente potrà fare meglio degli altri mercati almeno fino a quando l’orizzonte politico non sarà più chiaro.
In sintesi l’euforia dell’ultimo mese del 2016 potrebbe ben presto rientrare e far posto ad un più sano realismo di fronte ai problemi ancora aperti anche se l’esperienza dell’anno appena concluso insegna che i mercati hanno imparato a metabolizzare molto velocemente gli eventi negativi e spesso ad anticiparne gli esiti.
Un augurio a tutti i nostri lettori per un prospero 2017
C.G.