Un anno fa ragionavamo su queste pagine del ciclo rialzista in atto da 4 anni sui mercati azionari* e su come fosse diventato più difficile, rispetto agli anni 2003-2004, intraprendere strategie di investimento in capitale di rischio a rendimento positivo. Arrivati a fine 2007 possiamo dire che l'andamento negativo di Piazza Affari ci ha solo apparentemente tolto dall'imbarazzo di 12 mesi fa: se da un lato siamo di fronte a quotazioni mediamente più convenienti, dall'altro dobbiamo registrare come il ciclo rialzista sia proseguito sulla maggioranza degli altri mercati (anche se attenuato a partire dall'estate) rendendo il contesto ancora più complesso.
Naturalmente la maggiore complessità di decifrazione non si limita all'andamento dei listini, ma è legata soprattutto ai fatti nuovi che sono intervenuti nel corso dell'anno e che sono poi alla base della recente frenata delle quotazioni. Il problema è solo parzialmente legato alla vicenda dei mutui subprime (forse il termine che sarà più ricordato, in associazione al 2007) quanto ai meccanismi che hanno permesso agli intermediari finanziari di concedere finanziamenti con forte utilizzo della leva e all'adozione di tecniche che hanno permesso di spostare molte operazioni "fuori bilancio" bypassando i vincoli imposti dalle autorità di vigilanza. Queste innovazioni, che sono alla base della crescita degli ultimi anni del settore immobiliare e di quelli ad esso connessi, sono anche alla base dei dubbi e dei quesiti degli investitori: la crescita degli ultimi anni era drogata? i prezzi degli asset sono eccessivi? è finita l'era del credito facile?
Da un punto di vista fondamentale la ripresa degli ultimi anni sembra aver correttamente seguito l'andamento degli utili delle aziende quotate, i prezzi delle azioni non sembrano quindi in media superiori ai loro valori intrinseci, un discorso a parte andrebbe fatto per i settori più interessati dal fenomeno subprime. Questi ultimi (banche ma anche costruzioni e settori collegati alla produzione di nuove abitazioni) possono effettivamente aver beneficiato della extra crescita permessa da un accesso facilitato al credito e potrebbero risentire più di altri la fine di questa "età dell'oro" anche se si tratta delle società più penalizzate negli ultimi mesi ed i prezzi dei loro titoli dovrebbero aver incorporato gli scenari peggiori.
Per il resto, molto dipenderà dall'andamento dei tre elementi da sempre alla base di ogni ragionamento macroeconomico: tassi di interesse, cambi e materie prime. Nel corso del 2007 almeno due di questi (cambi e materie prime) hanno operato contro la crescita dei listini ed il terzo (tassi) è stato a favore solo in limitate varianti, come i rendimenti sui titoli governativi che si sono ridotti nella seconda metà dell'anno, ma complessivamente è diventato più oneroso prendere denaro a prestito.
Combinando questi fattori all'effetto ricchezza (negativo) dato dall'andamento dei prezzi degli asset reali (in primis le abitazioni) sembrerebbero giustificati i timori di recessione che molti esperti paventano. Non c'è dubbio che nell'ultimo anno la situazione si sia aggravata, specie sul fronte materie prime ormai tutte orientate al rialzo, quando prima preoccupava solo il trend crescente dei prezzi del petrolio; se queste tendenze dovessero perdurare nel corso del 2008 anche i redditi reali potrebbero smettere di crescere eliminando l'ultimo sostegno alla crescita delle economie occidentali (cioè l'andamento dei consumi).
Non è ancora emerso con chiarezza quale sarà l'esito dello scontro tra elementi positivi (tra i quali vanno ricordati la crescita dei paesi emergenti e i continui incrementi di produttività garantiti dall'innovazione tecnologica e dalla globalizzazione) e negativi: gli stessi esperti sono fortemente divisi tra chi ha una visione estremamente negativa e chi crede che l'attuale crisi sarà limitata ai prossimi 3-6 mesi. Di fronte alla scelta tra lo scenario ottimista e quello pessimista ci piace tuttavia ricordare come spesso si dimentica la capacità di autoregolazione e riequilibrio insita nei meccanismi di mercato: una recessione porterà quasi sicuramente ad un raffreddamento dei prezzi delle materie prime e dei tassi di interesse mentre se la ripresa continuerà dovremo adeguarci a convivere con prezzi di energia e costo del denaro mediamente più alti di quanto sono stati nell'ultimo triennio.
In sintesi: il 2007 ci ha fatto capire abbastanza chiaramente cosa non andava nel modello di crescita in atto, è arrivato il momento di attuare le opportune correzioni se vogliamo continuare su un sentiero basato su fondamentali solidi. In presenza dei giusti provvedimenti, alcuni dei quali già in atto, i mercati sapranno svolgere il loro ruolo.
Un Augurio per un 2008 ricco di soddisfazioni a tutti i nostri visitatori
C.G.
P.S. chiudiamo con una nota ottimistica dell'ultima ora: Warren Buffett è tornato ad acquistare aziende ed ha sottolineato come i recenti scivoloni di alcuni titoli finanziari abbiano aperto opportunità di acquisto che prima non si vedevano, il miglior viatico per l'inizio del nuovo anno.
Nota:
* si veda in proposito l'editoriale "Come investire in azioni dopo quattro anni di rialzi"