Passando in rassegna gli scenari macro affrontati un anno fa, a chiusura del 2010, sembra che poco sia cambiato da allora: crisi del debito e crescita restano le questioni fondamentali che ci lascia in eredità anche il 2011. La sensazione è che poco si sia fatto per risolvere concretamente i problemi e che la strategia prevalente sia stata quella di rinviare le questioni più spinose ma la sensazione è anche quella che questi temi debbano trovare necessariamente uno sbocco, positivo o negativo, nel corso dell'anno che si sta aprendo.
Da questo punto di vista il 2012 potrebbe essere visto come un anno della "resa dei conti" su molti versanti: l'Europa saprà trovare una politica economica unitaria? Gli spread dei paesi periferici rientreranno? La ripresa negli Usa diventerà più solida? Il governo italiano varerà un pacchetto di provvedimenti atti a stimolare la crescita? ? difficile immaginare che questi quesiti siano ancora senza risposta tra 12 mesi.
Negli ultimi mesi è diventato sempre più chiaro che occorrano risposte da parte della politica a gran parte di queste problematiche a tutti i livelli (italiano, europeo e internazionale). L'anno che si apre vede in calendario alcuni eventi che potrebbero essere chiarificatori, come le elezioni in Francia e le presidenziali negli Stati Uniti, che potrebbero portare elementi di novità e sbloccare situazioni di impasse anche se il maggior freno alla soluzione dei problemi in ambito europeo, ossia la prudenza della Germania, potrebbe protrarsi ancora visto che in questo paese le elezioni sono previste solo nel 2013.
Resta comunque la percezione che, con o senza la legittimazione derivante da un voto popolare, alcune delle principali problematiche con cui abbiamo convissuto nel 2011 debbano essere risolte nel breve periodo, probabilmente nella prima metà del nuovo anno. Vediamo quindi quali sono i principali temi e i possibili sbocchi stante la situazione attuale:
- crisi del debito (le armi a disposizione): la resa dei conti potrebbe arrivare molto presto perché è nella prima parte dell'anno che verranno a scadenza la maggioranza dei titoli italiani ed il nostro paese ha appena approvato la manovra di correzione dei conti su cui le principali agenzie di rating potrebbero esprimersi nelle prossime settimane. Se guarisce il malato Italia molte delle tessere potrebbero andare a posto nel delicato "puzzle europeo", allo stesso tempo è cosa nota che l'attuale livello dei tassi italiani sul debito a lungo termine non è sostenibile indefinitamente e potrebbe innescare nuovamente il circolo vizioso; difficilmente quindi si rimarrà sugli attuali livelli di tassi a lungo termine (7%) e spread (500 punti base). Per dichiarare cessata l'emergenza occorrerebbe una correzione di almeno 200 punti di entrambe i valori (che scenderebbero così rispettivamente al 5% e a 300 punti). Le armi a disposizione per disinnescare la crisi ci sono e sono rappresentate dalle linee di credito a 3 anni della Bce che hanno già avuto un effetto di queste proporzioni sui tassi a breve, la speranza è che, con l'allentarsi delle tensioni sui mercati, anche la parte a lunga ne possa beneficiare. Minori sono le speranze da riporre sulla funzione stabilizzatrice dell'Efsf e del futuro Esm che non avrebbero comunque una potenza di fuoco sufficiente a salvare paesi delle dimensioni di Italia e Spagna. Alla politica il ruolo invece di accelerare il più possibile sul processo di integrazione delle economie con una seria modifica dei trattati (da questo punto di vista l'aver spostato il focus delle discussioni dei vertici europei dall'importo delle risorse da destinare ai paesi in difficoltà a temi più sostanziali come il rispetto dei vincoli di bilancio potrebbe rappresentare un vantaggio nel lungo termine);
- crescita (le due velocità): nel 2012 dovrebbe diventare sempre più evidente il processo già in corso nell'ultimo trimestre del 2011 ossia la progressiva divaricazione tra la crescita dell'economia europea e di quello americana: la prima destinata ad affievolirsi, indebolita dalle manovre fiscali restrittive in molti paesi (Italia, Francia e Spagna) e dalla minor fiducia di consumatori e imprese in tutto il continente, la seconda che sembra finalmente aver trovato una formula per la crescita anche senza gli stimoli della Fed ed è tornata a produrre nuovi posti di lavoro con maggiore decisione. E' sperabile che il cambio possa agire da valvola di sfogo con un indebolimento dell'euro nei confronti del dollaro anche se non ci sarebbe da meravigliarsi se una schiarita sul fronte della crisi del debito contribuisse al rafforzamento della divisa europea. Per alcuni paesi europei, tra cui l'Italia, il 2012 sarà quasi certamente un nuovo anno di recessione a breve distanza da quella durissima del 2008-2009 e ciò potrebbe significare il mettere a rischio la sopravvivenza di interi settori industriali sempre più esposti alla concorrenza internazionale con danni permanenti sull'economia;
- crescita (la sfida italiana): il problema della crescita in Italia è stato forse l'argomento più invocato nell'ultimo anno anche se non si è ancora arrivati a soluzioni concrete. Si tratta non solo di un problema a livello macro (sul quale purtroppo le recenti manovre fiscali continueranno ad agire con effetti negativi) ma anche di efficienza dei singoli mercati (lavoro in primis) e del quadro regolamentare e infrastrutturale di base che non è favorevole all'impresa: nessuno sarà incentivato ad investire nel nostro paese finché i principali fattori produttivi (energia e lavoro) saranno più cari e/o più rigidi che in altri paesi e finché legislazione e logistica (es. trasporti) renderanno più difficile anche le operazioni più elementari. La speranza è che, in assenza di risorse che possano stimolare direttamente l'economia, si possa intervenire su tutti gli aspetti che la tengono ancora a freno restituendo la fiducia agli imprenditori di creare e innovare.
Un augurio a tutti i nostri lettori per un 2012 ricco di soddisfazioni
C.G.