Il consolidamento di Ubi Banca consente ad Intesa Sanpaolo di contabilizzare oltre 3 miliardi di badwill, spingendo l'utile oltre quota 6 miliardi nei primi 9 mesi dell'anno mentre i conti al netto dell'acquisizione evidenziano una flessione delle principali voci di conto economico. Nel dettaglio il margine di interesse ammonta a 5315 milioni (+1,1% sui primi 9 mesi del 2019) mentre i proventi operativi diminuiscono del 3,2% a 13158 milioni, penalizzati dalla diminuzione del risultato finanziario (-12,3% a 1378 milioni) e delle commissioni (-6% a 5449 milioni). Dopo aver consuntivato costi operativi per 6599 milioni (-3,7% sull'anno precedente), il risultato di gestione scende del 2,6% a 6559 milioni; le rettifiche su crediti aumentano del 90,1% a 2654 milioni con l'utile netto che passa da 3310 a 3073 milioni, sale invece a 6376 milioni con il contributo di Ubi Banca (in gran parte determinato dagli effetti contabili della fusione, il contributo di Ubi Banca è limitato a 215 milioni per quanto riguarda il risultato di gestione e 123 milioni a livello di risultato lordo).
Sulla base di queste informazioni abbiamo modificato la nostra valutazione su Intesa Sanpaolo includendo l'apporto di Ubi Banca e alzando l'incidenza degli accantonamenti su crediti (invariata nel lungo periodo). Nel dettaglio per il 2020 stimiamo ricavi a 19,15 miliardi di euro, un risultato di gestione di 7,57 miliardi ed un utile netto (comprensivo dei proventi della fusione) di 6834 milioni, valore che nel 2021 dovrebbe scendere a 3636 milioni.